Come creare un piano editoriale efficace (davvero)

come fare un piano editoriale

💭 Da dove si comincia quando si vuole fare un piano editoriale per i social?
Spesso ci si butta direttamente nel calendario, nei giorni di pubblicazione, nei post… ma la verità è che un piano editoriale che funziona nasce da molto prima.

Per raccontare chi siamo — e perché facciamo quello che facciamo — serve chiarezza. Strategia. E un bel po’ di ascolto.

come fare un piano editoriale

1. Analisi del contesto: chi siamo e dove ci muoviamo

La prima domanda da porsi non è “che contenuti faccio?” ma “in che contesto mi muovo?”

Qui l’analisi è doppia:
🔹 Interna → punti di forza e di debolezza del nostro brand
🔹 Esterna → mercato, trend, conversazioni già in atto

Un metodo utile? Il classico SWOT, che ci aiuta a visualizzare opportunità e minacce. Perché un piano di contenuti non è solo cosa diciamo, ma come ci posizioniamo in un ecosistema che già comunica.

2. Analisi dei competitor: chi parla al nostro stesso pubblico?

Spesso sottovalutata, eppure fondamentale: guardarsi intorno.

Chi sono i nostri competitor? E soprattutto… chi attira l’attenzione delle persone che vogliamo raggiungere?
Non pensiamo solo ad aziende simili alla nostra: anche un creator o un blog molto seguito può essere un “competitor” di attenzione.

👉 Quali formati usano?
👉 Che tono di voce hanno?
👉 Che tipo di engagement generano?

Osservare senza copiare, per capire dove possiamo differenziarci.

3. Definizione del target: parliamo davvero alle persone giuste?

“Parlare a tutti” è un modo elegante per non parlare a nessuno.

Un piano editoriale funziona quando è pensato per persone reali, non per “il pubblico in generale”.
Serve capire:

  • Chi vogliamo raggiungere?
  • Di cosa si interessano?
  • Cosa li motiva, cosa li blocca, cosa li incuriosisce?

Puoi suddividere i tuoi pubblici in cluster, o gruppi di interesse, e costruire contenuti che risuonino davvero con le loro esigenze e il loro linguaggio.

4. Obiettivi e strategia: a cosa ci serve questo piano?

Serve mettere nero su bianco cosa vogliamo ottenere.

📌 Aumentare la notorietà?
📌 Migliorare la percezione del brand?
📌 Portare traffico al sito?
📌 Generare contatti?

Gli obiettivi devono essere SMART: specifici, misurabili, raggiungibili, rilevanti e temporizzati.
Solo così possiamo sapere se la strategia funziona.

E sì, anche la voce del brand e i temi chiave vanno decisi qui. Prima dei contenuti.

5. Strutturazione dei contenuti: cosa dire, come dirlo

Ogni contenuto dovrebbe fare almeno una di queste cose: ✨ Educare
✨ Ispirare
✨ Intrattenere
✨ Informare
✨ Convertire

Un buon piano editoriale si regge su macro-categorie:

  • Contenuti identitari → chi siamo, in cosa crediamo
  • Contenuti informativi → know-how, consigli, tutorial
  • Contenuti ispirazionali → storie, dietro le quinte, testimonianze
  • Contenuti di community → interazione, domande, sondaggi
  • Contenuti commerciali → cosa offriamo, perché è utile

L’equilibrio tra queste aree crea ritmo, interesse e valore per chi ci legge.

6. Monitoraggio e revisione: un piano è vivo, non inciso nella pietra

Una volta online, i contenuti parlano: a noi, ai dati, al pubblico.

Monitorare le performance ci aiuta a:

  • capire cosa funziona davvero
  • correggere il tiro se serve
  • ottimizzare gli sforzi

💡 Un piano editoriale è uno strumento dinamico: va osservato, rivisto, aggiornato. Perché la comunicazione cambia con noi e con le persone a cui ci rivolgiamo.

🎯 In conclusione: un piano editoriale efficace nasce da un’analisi solida, da obiettivi chiari e da una strategia che tenga conto del contesto, delle persone e dell’evoluzione continua dei social.

Hai mai creato un piano editoriale da zero? Oppure vorresti farlo ma non sai da dove partire?
Scrivimi, ne parliamo!

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